Il 10 gennaio 2013, ha avuto inizio, attraverso un’Assemblea Generale, il nuovo anno di lavori della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Questo nuovo anno si apre in un momento particolarmente difficile, tanto nella storia del nostro Paese, quanto nella vita delle sue cittadine e dei suoi cittadini.
In effetti, quella che era iniziata come una crisi globale, radicandosi poi nelle specifiche debolezze strutturali del nostro Paese – il profondo squilibrio tra Nord e Sud e la carenza di infrastrutture sociali condivise, per citarne solo alcune – ha assunto in Italia caratteristiche e dimensioni precipue, in larga misura differenti da quelle degli altri Paesi europei, le quali hanno portato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nell’ultimo discorso di fine anno del suo settennato, a parlare dell’esistenza, nel nostro Paese, di una vera e propria “questione sociale, da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”.
Accanto ad essa, nel corso dell’Assemblea della nostra Commissione Nazionale, io ho voluto porre un’altra questione, di certo non meno importante: la questione culturale. Essa è strettamente – e anzi vorrei dire indissolubilmente – legata alla prima: allo stesso modo in cui lo sviluppo economico è oramai legato, nel mondo occidentale, alla crescita dei consumi culturali e delle industrie creative e, soprattutto, allo stesso modo in cui la coesione sociale è legata da sempre alla condivisione di un’identità culturale comune.
La questione culturale, e la necessità di una sua rapida e duratura soluzione, è d’altra parte anche ciò che motiva la presenza dell’Italia dell’UNESCO: essa corrisponde infatti alla convinzione, sottoscritta dallo Stato italiano attraverso il Trattato internazionale di Londra del 16 novembre 1945, con cui nacque l’Organizzazione di cui facciamo parte, che solo attraverso l’educazione, la scienza e la cultura sia possibile raggiungere la pace e il benessere per tutti gli esseri umani. Di conseguenza, oggi, rilanciare l’investimento dell’Italia nell’UNESCO corrisponde a disegnare le strategie per uno nuovo sviluppo della Nazione.
Dalla tutela dei quarantasette siti italiani dichiarati dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità” alla salvaguardia del vastissimo patrimonio culturale immateriale del nostro Paese, dalla protezione della diversità delle espressioni culturali allo sviluppo delle industrie creative, dalla conservazione del patrimonio librario e documentario alla promozione della ricerca scientifica: il futuro dell’Italia – da Nord a Sud – dipende anche, anzi soprattutto, dalla nostra capacità di diffondere e sostenere le politiche UNESCO nel territorio nazionale. Così come la credibilità internazionale del nostro Paese dipende anche, anzi soprattutto, dalla sua capacità di intervento nelle sedi del dibattito culturale e politico internazionale, in primis dell’UNESCO.
Per raggiungere tali obiettivi – rilanciare l’investimento italiano nell’educazione, la scienza e la cultura e contemporaneamente rinnovare la credibilità e il prestigio dell’Italia all’estero – so che la nostra Commissione Nazionale Italiana potrà contare, quest’anno più che mai, sulla collaborazione della Rappresentanza permanente d’Italia all’UNESCO e in particolare del suo Ambasciatore, S.E. Maurizio Serra.
Sono certo che insieme riusciremo a rendere l’Italia non più solo il primo contributore volontario dell’UNESCO in termini economici, ma anche uno dei più attivi e autorevoli membri dell’Organizzazione sul piano scientifico, culturale e politico.
Prof. Giovanni Puglisi