Non è affatto un luogo comune affermare che l’attività dell’Italia all’UNESCO è commisurata al ruolo di “superpotenza di cultura e di bellezza” che ci viene riconosciuto a livello mondiale. Sin da quando il Governo italiano aderì all’Organizzazione nel 1947, durante la Conferenza Generale che si svolse a Città del Messico (il relativo strumento di ratifica fu depositato il 27 gennaio 1948), il nostro Paese ha acquisito un indiscusso prestigio, confermato anche dall’elezione, nel 1958, di un italiano (Vittorino Veronese) alla carica di Direttore Generale dell’UNESCO.
Il ruolo di primo piano dell’Italia nell’Organizzazione non deriva solo dalla rilevanza del nostro patrimonio culturale, artistico e naturale, ma anche dal nostro “capitale umano” di altissimo livello, apprezzato e noto a livello mondiale e composto da esperti, tecnici, artigiani, ingegneri, studiosi, accademici e scienziati in grado di saper interagire a livello internazionale, di formare esperti in altri paesi e capaci di offrire sostegno tecnico per la predisposizione di dossier UNESCO, per interventi sul campo e per la messa in opera di programmi nel settore culturale e delle industrie culturali. Basti pensare, tra gli esempi di eccellenza, ai restauratori italiani, ai nostri archeologi, presenti anche in settori di nicchia come l’archeologia subacquea, ai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC), maestri nella lotta al traffico illecito di beni culturali, e alle attività di ricerca che il nostro Paese conduce nei settori idrologico ed oceanografico, sismico, ambientale o, ancora, agli studi di fisica teorica realizzati nel polo scientifico di Trieste.
Storia, tradizione, creatività e innovazione sono gli elementi della nostra identità nazionale che ci hanno permesso di raggiungere, nel corso degli anni, formidabili traguardi di diplomazia culturale. Ad esempio, nell’ambito della campagna UNESCO “Unite4Heritage” per la tutela e salvaguardia del patrimonio culturale oggetto di attacchi e distruzioni massicce, alcune iniziative italiane promosse dal Governo italiano ci hanno fatto conquistare una leadership indiscussa in tale settore (i cosiddetti “Caschi Blu della Cultura”*). Proprio per questa importante azione, all’Italia è stata conferita nel 2016 la Presidenza del Gruppo di Amici “Unite4Heritage”, che ha il compito di mediare e negoziare con gli Stati membri per la definizione di posizioni comuni sul tema della protezione del patrimonio culturale nelle aree di crisi e di conflitto. Un ulteriore riconoscimento è stato tributato all’Italia dai 194 Stati membri dell’UNESCO con la designazione del nostro Paese, per la prima volta, alla Presidenza della Commissione Cultura della Conferenza Generale UNESCO per il periodo 2017/19.
Siamo membri del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione, organo di governo dell’UNESCO di cui fanno parte 58 Stati, eletti ogni quattro anni dalla Conferenza Generale. Nel 2015 l’Italia è stata rieletta per un ulteriore mandato quadriennale fino al 2023.
Il contributo annuale dell’Italia all’UNESCO (circa 11 milioni di dollari) è calcolato sulla base del coefficiente stabilito alle Nazioni Unite in base a reddito e popolazione ed è pari al 4,1% del bilancio complessivo dell’Organizzazione. Al 2023 siamo l’ottavo contributore ordinario, ma il primo finanziatore per contributi volontari extra-bilancio (circa 30,5 milioni di dollari all’anno). L’Italia risulta, dopo la Cina, il secondo contributore complessivo dell’UNESCO (tra contributo ordinario e extrabudget).
Il nostro Paese è, inoltre, al primo posto per numero di siti iscritti nella Lista UNESCO del Patrimonio Mondiale con ben 59 beni e vanta 17 iscrizioni nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale.
(*) La nozione “Caschi Blu della Cultura” è riferita alla Task Force italiana messa a disposizione dell’UNESCO, attraverso l’accordo tra Governo italiano e UNESCO firmato nel febbraio 2016, e non alle forze di mantenimento della Pace contemplate nella Carta delle Nazioni per l’impiego delle quali sono richieste specifiche Risoluzioni da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.