E pace fu. Stavolta con la massima ufficialità. Dopo “l’indagine” dei mesi scorsi su Firenze attivata dall’Icomos, il braccio operativo che si occupa delle verifiche sul campo, ieri l’Unesco, il tempio mondiale per la tutela dei beni culturali, ha invitato a Parigi il sindaco Dario Nardella per raccontare il modello di tutela scelto dalla città. E dall’assemblea a cui il sindaco ha portato il nuovo regolamento, quello che prevede anche la tutela dell’identità commerciale col 70% di toscanità per i negozi alimentari del centro è uscito grande apprezzamento: “Nardella ha avuto molto successo, per la prima volta una città italiana che ospita uno dei siti più belli ha presentato il suo modello di tutela incontrando un grande riscontro positivo. Ha colpito molto il rispetto e la cura messe da Palazzo Vecchio per la città, si tratta di buone pratiche, è molto piaciuto il ragionamento sulla tutela delle botteghe”, racconta l’ambasciatrice permanente italiana presso l’Unesco Vincenza Lomonaco. E l’indagine Icomos? “In questa sede quella faccenda non rileva affatto, viene risolta ad altri livelli”, spiega Lomonaco. E proprio Nardella ieri ha incontrato i vertici Icomos.
Palazzo Vecchio si gongola: “Firenze protagonista all’Unesco”. E Nardella annuncia pure su Facebook: “Pronti a contribuire coi piani Unesco alla ricostruzione di Palmira”. L’appuntamento nella capitale francese, al quale Nardella ha partecipato insieme all’assessore alle relazioni internazionali Nicoletta Mantovani, era organizzato alla rappresentanza permanente d’Italia all’Unesco. “Questa tutela – ha sottolineato il sindaco nel suo intervento – passa, appunto, attraverso le creazione di norme e nuove pratiche che siano strumento di stimolo per la coesistenza, la tutela e la promozione del patrimonio culturale in relazione alle esigenze dello stile di vita contemporaneo. Per queste ragioni la nostra città ha deciso di adottare un codice di regolamento del commercio da applicare nell’area Unesco per la tutela degli esercizi storici, del patrimonio materiale e immateriale rappresentato dalla tradizione artigianale, ma anche al suo potenziamento attraverso l’innovazione. Firenze è stata la prima città italiana a sperimentare queste misure ed è per questo che siamo stati invitati a Parigi a presentare il nostro modello”.
Nardella ha poi presentato la ‘Carta di Firenze’, una piattaforma operativa nata da Unity in Diversity, il summit internazionale che si è svolto lo scorso novembre e che per 4 giorni ha riunito a Palazzo Vecchio sindaci di 60 città da tutto il mondo, per discutere di cultura come strumento di crescita sociale ed economica.
“Unity in Diversity – ha ricordato Nardella – vedrà presto concretizzarsi i due progetti pilota approvati da tutti i sindaci durante i lavori del forum: la ricostruzione di un centro culturale a Kobane, città distrutta dall’Isis, e un Patto di cooperazione con Tunisi”. “L’obiettivo – ha rilevato l’assessore Mantovani – quello di sviluppare una serie di azioni a tutela del patrimonio materiale e immateriale in pericolo attraverso lo sviluppo e l’innovazione tecnologica finalizzate alla ricostruzione, lo scambio di know-how, la formazione dei partners locali attraverso azioni di ‘soft power’ nelle comunità”.