Questo sito usa cookie per fornirti un'esperienza migliore. Proseguendo la navigazione accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra OK

Protezione e tutela del patrimonio culturale

 

Protezione e tutela del patrimonio culturale

I) I “Caschi Blu della Cultura" (*)

A partire dall’aprile 2015, il tema della tutela del patrimonio culturale nelle aree di crisi e di conflitto ha assunto una importanza centrale nel dibattito internazionale - ed in particolare all'UNESCO - a seguito degli attacchi sistematici, deliberati e violenti nei confronti del patrimonio culturale di popoli e nazioni ad opera di gruppi estremisti di ispirazione religiosa. Al di là delle guerre, delle catastrofi naturali o di vari episodi di follia distruttrice (come non ricordare la distruzione dei Budda di Bamiyan da parte dei Talebani), la violenza più recente perpetrata verso beni e siti millenari ha prepotentemente scosso l'attenzione e la coscienza della Comunità internazionale: per la mirata e capillare strategia comunicativa attraverso i social media che l'ha accompagnata; per la sua razionale, metodica e rigorosa sistematicità; per la forza analitica e devastatrice degli atti diretti ad annientare non solo i simboli della cultura, della storia, della tradizione ma anche di intere popolazioni, perseguitate in ragione di una diversa appartenenza etnica o religiosa.

Una sfida nuova per gli Stati, per le organizzazioni internazionali e soprattutto per l'UNESCO che, in aderenza al suo mandato (vedi, ad esempio, Convenzione UNESCO del 1954 sulla protezione del patrimonio culturale nei conflitti armati), ha sempre svolto dal dopoguerra in poi un ruolo di primo piano nella salvaguardia e difesa del patrimonio culturale mondiale. Una sfida difficile e multiforme, impossibile da affrontare con mezzi e strumenti tradizionali. Sin dai primi atti di terrorismo contro il patrimonio, L'UNESCO avvia una campagna di sensibilizzazione mondiale su questi temi, Unite4Heritage, e fa appello alla Comunità Internazionale per la ricerca di soluzioni ed interventi condivisi.

Fu il Governo italiano, per primo, ad intuire la necessità di rafforzare le capacità di risposta dell'UNESCO di fronte alla straordinarietà delle situazioni di emergenza e a proporre la creazione di nuovi strumenti condivisi tra Stati membri ed Organizzazione. Fu, ancora, il Governo italiano ad iscrivere, nell’aprile 2015, per la prima volta all'ordine del giorno della 196ma sessione del Consiglio Esecutivo UNESCO, il tema della protezione del patrimonio culturale nelle aree di crisi e di conflitto, sottolineandone il collegamento con la lotta al traffico illecito di beni culturali, la relazione tra distruzione del patrimonio e minacce alla pace e alla sicurezza globale e riaffermando il ruolo insostituibile della cultura quale strumento di dialogo. Nella successiva sessione (ottobre 2015), l'Italia presenta una Risoluzione, approvata all'unanimità, per l’istituzione di un meccanismo di intervento rapido (Task Force) composto da esperti di altissimo profilo messi a disposizione dagli Stati membri per operare e intervenire in situazioni di crisi e di emergenza (i cosiddetti "Caschi Blu della Cultura"*).

Nel novembre dello stesso anno la 38ma Conferenza Generale UNESCO approva, per acclamazione, la "Strategia per il rafforzamento dell’azione dell’UNESCO per la protezione della cultura e la promozione della diversità culturale in casi di conflitto armato” (Risoluzione 38C/48), cui gli Stati membri e la stessa Organizzazione si atterranno, nel breve, medio e lungo termine, per far fronte a situazioni di emergenza derivanti da crisi, conflitti o catastrofi che minacciano il patrimonio e il pluralismo culturale.

E’ italiano il primo contributo concreto a questa Strategia. L'Italia ha firmato, nel febbraio 2016, un accordo con l'Organizzazione per la messa a disposizione della Task Force italiana Unite4Heritage, composta da Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) ed esperti civili nei vari settori della tutela del patrimonio. Nel corso del 2016 e del 2017, sempre su impulso italiano, favorito dalla Presidenza del Gruppo di Amici “Unite4Heritage”, è stato possibile definire un Piano di Azione per l’attuazione della Strategia, che sarà formalmente discusso e approvato alla 39ma Conferenza Generale, che avrà luogo a novembre 2017. Sempre nel corso della prossima Conferenza Generale, su proposta italiana, verrà approvata l’estensione della Strategia, attualmente focalizzata a situazioni di crisi e di conflitto, a situazioni di emergenza collegate a catastrofi naturali (una tipologia di interventi in cui hanno operato con successo i nostri Carabinieri nelle aree colpite da terremoto e considerata una buona pratica da estendere anche a livello internazionale).

La novità del percorso avviato dall’Italia - tuttora in evoluzione - è che esso ha stimolato altre azioni concrete, sia in ambito bilaterale che multilaterale, generando positivi ed importanti seguiti. Sul modello italiano, si sono infatti sviluppate in altri Stati membri iniziative nazionali per la messa a disposizione di esperti a favore dell'Organizzazione;  l'UNESCO ha istituito un Ufficio appositamente dedicato alla gestione dell’emergenza (Emergency Preparedness and Response Unit); la protezione del patrimonio e del pluralismo culturale continua ad essere il tema conduttore dell'attività dell'organizzazione e delle campagna Unite4Heritage.

Il risultato politicamente più rilevante è l'attenzione che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dedicato al tema, con l’approvazione nel 2015 di due importanti Risoluzioni sul traffico illecito di beni culturali (2199 e 2253) e, per la prima volta, nel marzo 2017, di una Risoluzione sul tema della protezione del patrimonio e delle identità culturali nelle aree di crisi e di conflitto. L’approvazione della "storica" Risoluzione 2347 (2017) ha rappresentato un passaggio fondamentale per il raggiungimento di uno degli obiettivi fissati dalla Strategia dell’UNESCO, ovvero l’inclusione della componente culturale nelle azioni umanitarie, nelle strategia di sicurezza globali e nei processi di costruzione e mantenimento della pace.

 (*) La nozione “Caschi Blu della Cultura” è riferita alla Task Force italiana messa a disposizione dell’UNESCO, attraverso l’accordo tra Governo italiano e UNESCO firmato nel febbraio 2016, e non alle forze di mantenimento della Pace contemplate nella Carta delle Nazioni per l’impiego delle quali sono richieste specifiche Risoluzioni da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. 

II) Gli interventi di conservazione

Sempre sul tema della protezione e tutela del patrimonio culturale, oltre a questa azione di impulso che l’Italia ha portato avanti in Consiglio Esecutivo e in Conferenza Generale,  l’Italia ha realizzato negli anni, attraverso l’UNESCO, numerosi progetti di recupero e restauro di siti artistici e storici in degrado: nel Bacino del Mediterraneo (a Betlemme, Gerusalemme e a Petra), in Iraq, in Afghanistan (museo di Ghazani, minareti di Jam e Musalla), in Africa (Parco archeologico etiopico di Axum, programma per la conservazione dell’architettura in terra in Etiopia e Mali), in Asia (recupero del sito di My Son in Vietnam), nel Sud-Est Asiatico (restauro del complesso monumentale di Angkor Vat in Cambogia). Inoltre, è in pieno svolgimento un articolato progetto di salvaguardia del patrimonio culturale libico, per cui la Cooperazione Italiana allo Sviluppo si è impegnata con un cospicuo contributo, focalizzato sul capacity building e sulla formazione di professionalità in ambito culturale.

III) Il contrasto al traffico illecito

Inoltre, grazie all’attività del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e, in particolare, del Comando Carabinieri TPC, l’Italia svolge un’azione di primissimo piano nel tema del contrasto al traffico illecito di beni culturali ed è particolarmente impegnata nella messa in opera delle disposizioni della Convenzione UNESCO del 1970 contro il traffico illecito.

Per informazioni più dettagliate sull’attività Comando Carabinieri TPC in questo settore, si consiglia di visitare l’apposita sezione del sito del Comando.

IV) Il Patrimonio culturale subacqueo

Con la Convenzione UNESCO del 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, la comunità internazionale si è dotata di uno strumento per la tutela di una parte consistente  di patrimonio che giace nei fondali marini. La Convenzione fissa i principi di base della protezione di questo patrimonio sommerso, stabilisce le modalità di cooperazione tra i Paesi e definisce le regole per le attività di ricerca in questo settore.

Per assicurare adeguata tutela al patrimonio culturale subacqueo, l’Italia sostiene  l’applicazione della Convenzione anche attraverso studi ed attività di ricerca archeologica sottomarina ed è,  attualmente, uno dei pochi Paesi europei ad avervi aderito.

V) La tutela del patrimonio documentale

L’Italia partecipa al Programma UNESCO “Memoria del Mondo”, creato nel 1992 con l’obiettivo di censire e salvaguardare il patrimonio documentario dell'umanità dai rischi connessi all'oblio collettivo, al degrado, alla negligenza, alle usure del tempo e delle condizioni climatiche, alla  distruzione intenzionale e deliberata. L’elenco dei 7 beni italiani finora iscritti nel Registro del Programma è il seguente:

 

 


299